Posizione

Linguaglossa si trova sul versante nord-est dell'Etna. È uno dei comuni del Parco dell'Etna ed il suo territorio si estende fino alla sommità del vulcano, comprendendo anche la vasta pineta Ragabo.

Il centro abitato si trova a 550 m s.l.m., lungo la strada statale 120. Dal centro si diparte la strada "Mareneve" che porta verso la pineta Ragabo e verso le stazioni sciistiche a Piano Provenzana a 1800 m d'altitudine. Da Linguaglossa passa anche la ferrovia Circumetnea.

Dista 45 km da Catania e 70 km da Messina.

 

Storia

Un buio impenetrabile avvolge la storia di "Linguagrossa" ai suoi albori, buio impenetrabile nel quale è possibile andare avanti soltanto per via di ipotesi e congetture. È a tutti noto che il paese non fu mai nominato né in opere storiche o geografiche, né in altri documenti durante i primi dieci secoli dell'Era Cristiana, né tanto meno prima.
Il primo documento in cui viene nominato è il privilegio del 1145, nel quale Ruggero II designa i confini delle terre soggette all'Archimandrita Luca della Diocesi di Messina: "Rex Rogerius, et Mense Octobris ind. 8. Commorantibus nobis Messanae venit Lucas vener. Archimandrita S. Salvatoris petens, Ut a nobis eidem datis locis, . . . inde verso est sicut ascendit flumen a mari ad lapidem nigrum, et inde ad vallem Castillucii; et inde ad viam Linguagrossae, et ad pedem Aetnae, et ad rutrum montem, et per mare ad S. Mariam de flumine frigido. . ." Ma ci si chiede se Linguagrossa fosse contrada oppure un borgo. Questo perché il grande geografo arabo Edrisi, nella sua opera compilata per ordine del re Ruggero lI Normanno nel 1154, ignora del tutto Linguagrossa ed anche perché nel censimento del 1198 ordinato dal Papa Innocenzo III, Linguagrossa non figura, mentre, come ci fa notare Vito Maria Amico, vengono citate borgate del tutto sconosciute
Ma Linguagrossa viene citata come borgo sempre più spesso nei secoli successivi in due documenti citati dal Grassi del 1282 e del 1356 dove addirittura si legge Lingua crossa, in un documento del 1297 riportato dall'Amari, in un altro del 1396 riportato dal Sardo, ed in un manoscritto del XVI secolo, di Giovan Luca Barberi, fondamentale per Ia conoscenza delle varie successioni feudali. In seguito le citazioni si fanno più frequenti.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Fino al Cinquecento esistettero nel paese 18 chiese, alcune delle quali in seguito scomparse:

  • Chiesa matrice o chiesa madre: conserva un coro ligneo settecentesco[1]; all'interno sono diversi altari con quadri;
  • Chiesa di San Francesco di Paola, del Cinquecento, conserva affreschi, una statua in marmo dipinto della Madonna di Loreto, attribuita i Gagini e, sulla porta, otto bassorilievi in bronzo del 1987, dello scultore locale Salvatore Incorpora. L'adiacente ex convento dei frati minimi ospita tuttora la sede del comune, con la biblioteca e la pinacoteca.
  • Chiesa dell'Annunziata
  • Chiesa di Sant'Egidio Abate: la più antica del paese, nel transetto conserva affreschi seicenteschi.
  • Chiesa dei Santi Antonio e Vito
  • Chiesa del Carmine
  • Chiesa del Calvario
  • Chiesa di Gesù e Maria: piccola chiesa seicentesca, con entrata sormontata da un piccolo bassorilievo floreale e da una croce e con campanili inserito nella facciata. La chiesa è accessibile mediante scalini e l'interno si presenta a navata unica e coperta con volta a botte; conserva l'altare maggiore, privo del tabernacolo e una statua della Madonna con Bambino e il Sacro Cuore (che rappresenta una particolarità iconografica), mentre gli altari laterali sono scomparsi (si conserva una statua del Gesù Bambino di Praga e un Crocifisso con la Madonna Addolorata e san Giovanni apostolo; presso l'altar maggiore sono presenti colonne con due angeli e le pareti erano decorate con pitture a finto marmo; il pavimento era in cotto.
  • Chiesa di San Rocco
  • Chiesa dell'Immacolata e convento dei padri cappuccini: la chiesa a due navate ospita una custodia in legno di Pietro Bencivinni
  • Convento dei padri domenicani (collegio San Tommaso d'Aquino), sorto in epoca moderna al posto della chiesa di San Nicola di Bari; conserva sull'altar maggiore della chiesa la Madonna del Rosario di Sebastiano Conca ed è arricchita da vetrate con i santi domenicani

Tra le chiese scomparse sono:

  • Chiesa di San Biagio (trasformata in abitazioni nel XVIII secolo, si trovava tra la via omonima e via Marconi);
  • Chiesa di Santa Caterina (in uso fino al 1868 si trovava nella piazzetta che ne conserva il nome);
  • Chiesa di San Nicolò (distrutta per costruire il convento dei padri domenicani, che ospita la statua del santo titolare);
  • Chiesa di Sant'Antonio abate (ne rimangono solo le mura esterne, presso la villa dei Vespri siciliani);
  • Chiesa di Santa Maria dei Pilieri (all'angolo tra la via omonima e via Roma, venne distrutta per allargare la strada);
  • Chiesa di San Leonardo (secondo la tradizione sulle sponde del torrente omonimo, non ne resta alcuna traccia);
  • Chiesa di San Giuseppe (costruita in piazza Stazione dopo il 1923, in seguito anni '70 trasformata in civile abitazione);
  • Abbazia di Santa Caterina (alle pendici delle colline a nord del paese, nel 1523 abbandonata per mancanza di monaci).

Architetture civili

Le vie principali di Linguaglossa sono lastricate di bàsole di pietra lavica, come vuole la tradizione dei luoghi.

Nel paese sorgono due grandi ville:

  • Villa Giovanni Milana, accanto alla chiesa di san Rocco (nota perciò anche come villa San Rocco), ospita la "fontana dei Dodici Mori", con giochi d'acqua;
  • Villa dei Vespri Siciliani (più comunemente nota come piazza Giardino) (anni sessanta).

Tradizioni e folclore

  • il primo di settembre ricorrono i solenni festeggiamenti del santo patrono, sant'Egidio Abate, solitamente preceduta e seguita da manifestazioni folkloristiche e culturali.
  • il 16 agosto ricorre la festa di san Rocco, allietata durante quella settimana da giochi tradizionali, quali la "corsa nei sacchi" e la "scassata dei catùsi" (con una pertica si devono rompere "vasi in terracotta", con sorprese, appesi in alto). Il ricavato della storica asta (una tra le più antiche in Sicilia) dà la possibilità di raccogliere fondi per la festa.

Oltre alle succitate feste di origine religiosa, altre manifestazioni hanno luogo nel corso dell'anno:

  • Carnevale viene di solito festeggiato con balli in maschera in piazza e spesso anche con carri mascherati e falò finale.
  • Per Natale vengono talvolta organizzati presepi viventi o manifestazioni inerenti alla natività, come la sacra rappresentazione, giunta alla quarta edizione.

Leggenda di Sant'Egidio

Sant'Egidio abate è divenuto patrono di Linguaglossa grazie ad un salvataggio del paese, ritenuto miracoloso, da una delle eruzioni dell'Etna. La leggenda racconta che essendo il paese minacciato dalla lava, gli abitanti erano fuggiti sulle colline intorno. Una vecchietta paralitica era stata dimenticata da tutti nella sua misera abitazione, ma sant'Egidio le apparve: la vecchia miracolosamente riuscì ad alzarsi e ad andare a suonare le campane della chiesa, come le aveva detto il santo. Ai concittadini accorsi al suono delle campane, riferì che il santo aveva inoltre comandato di collocare il suo bastone davanti alla lava, che in tal modo sarebbe stata fermata: il bastone della statua fu dunque preso dalla chiesa e posto sul percorso della lava che miracolosamente si sarebbe quindi fermata.

Musei

Presso la Pro Loco è possibile visitare tutto l'anno il Museo etnografico e mostre inerenti al paese.

Cucina

Prodotti locali:

  • la salsiccia (sasizza, in dialetto) al ceppo con finocchio selvatico o con l'aggiunta di prodotti tipici dei dintorni (provola di Maniaci, pomodorini di Pachino, pistacchio di Bronte).
  • il vino

Come in altri paesi della Sicilia orientale, si possono trovare a Linguaglossa dolci tipici, quali:

  • le paste di mandorla (anche aromatizzate all'arancia), di nocciola o di pistacchio
  • i "mastazzoli" ('mostaccioli')
  • le granite
  • i torroncini
  • le "ossa di morti", dolci che, secondo la tradizione locale, i parenti defunti facevano trovare ai bambini, con i giocattoli, il 2 novembre. La funzione di questo rito era forse per riportare alla memoria dei bambini il ricordo degli antenati.

 

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